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LA CHIESA DELLE ORIGINI

I primi luoghi di Culto: le Domus Ecclesiae e i Tituli

Dopo la liberalizzazione del culto cristiano, i fedeli, prima costretti
a nascondere il loro credo nelle catacombe, possono finalmente volgere a
Dio le loro preghiere. Le case private dei romani convertitisi ora diventano i Tituli,
così dette perché “titolate” al donatore che le metteva a disposizione
della comunità: le prime chiese della cristianità libera.

Vi proponiamo una rosa di percorsi tra cui scegliere inserendoli in tour di uno o più giorni

San Martino ai Monti  e San Pietro in Vincoli

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La basilica di S. Pietro in Vincoli deve il suo nome alle catene, qui conservate, che, secondo la tradizione, furono utilizzate per legare S. Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme e nel Carcere Mamertino a Roma. Nel V secolo l’imperatrice Elia Eudocia ebbe in dono dal Patriarca di Gerusalemme le catene con le quali S. Pietro era stato imprigionato a Gerusalemme. L’imperatrice inviò le catene alla figlia, Licinia Eudossia, la quale volle donarle personalmente a papa Leone Magno. La Chiesa era già in possesso delle catene utilizzate per la prigionia di S. Pietro nel Carcere Mamertino, cosicché, quando il pontefice accostò le due catene, queste si fusero miracolosamente per divenirne una soltanto. A ricordo e celebrazione sempiterna del miracolo, nel 442 fu edificata la Basilica. Negli anni 1956-1960 il pavimento della navata centrale fu smantellato al fine di effettuare scavi archeologici che riportarono alla luce tutte le fasi precedenti al V secolo. Fu così che vennero rinvenuti una serie di edifici sovrapposti, appartenenti a “domus” aristocratiche di età repubblicana ed imperiale. In uno di questi ambienti fu innestata un’abside, realizzando in tal modo una grande aula absidata per la quale non si può escludere una funzione cultuale, probabilmente una domus ecclesiae: il primo edificio ecclesiastico fu realizzato sfruttando proprio tali strutture.

 

Al suo interno il Mosè di Michelangelo, uno dei più noti capolavori dell’arte italiana, esempio di grande maestria e incomparabile bellezza. È legato a questa scultura l’aneddoto secondo il quale Michelangelo, contemplandola al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, abbia esclamato «Perché non parli?» percuotendone il ginocchio con il martello che impugnava.
 

 

A pochi passi, scendendo verso il caratteristico rione Monti
 

 

La chiesa di San Martino ai Monti venne costruita nel VI secolo da Papa Silvestro I sul terreno dove fin dal II secolo i cristiani si riunivano per pregare. Inizialmente consisteva soltanto in un grande oratorio denominato “titulus Equitii” in ricordo della donazione del presbitero Equizio che permise l’edificazione. Fu su questo terreno che nello stesso secolo venne edificata una basilica dedicata a San Martino di Tours, apostolo della Gallia. Sotto la chiesa sussistono ancora i resti della “casa” di Equitius, il vero “Titulus”. Molte le opere ancora visibili: alcuni affreschi del IX secolo e bellissimi frammenti di mosaici a tessere bianche e nere risalenti al III secolo.
 

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I tituli nel caratteristico rione Trastevere

Santa Cecilia in Trastevere

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Il Monastero di S. Cecilia, uno dei più suggestivi dell’Urbe, sorge sulla casa dove nel 230 d. C. fu martirizzata S. Cecilia. La Basilica ospita diversi tesori d’arte: la splendida statua della Santa opera di Stefano Maderno,  il ciborio di Arnolfo di Cambio, il meraviglioso affresco del Giudizio Universale che Pietro Cavallini dipinse sulla contro facciata della chiesa, oggi gioiello conservato su in alto nel coro monastico, il mosaico nel catino absidale, i sotterranei dove è possibile visitare un gruppo di antichi edifici  romani di età repubblicana  e la cripta, decorata in stile neo bizantino, posizionata proprio sotto all’altare della basilica (da una finestrella è possibile intravedere il sarcofago di Santa Cecilia).

Santa Maria in Trastevere

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Santa Maria in Trastevere fu probabilmente il primo luogo ufficiale di culto cristiano edificato a Roma e sicuramente il primo dedicato al culto della Vergine. Fu eretta da S. Giulio I nel 340 sull’oratorio fondato da papa Callisto I nel III secolo, sul cosiddetto”titulus Calixti” fino al VI secolo, quando poi fu dedicata a Maria. Secondo la tradizione la basilica sorge sul luogo dove, nel 38 a.C., dal terreno fuoriuscì uno zampillo di olio minerale, la divina “fons olei“. In quest’evento i cristiani vi videro il segno premonitore della venuta di Cristo, l’Unto del Signore (il punto dove sgorgò è ancora indicato su un gradino del presbiterio). La chiesa fu ricostruita quasi completamente da Innocenzo II nel XII secolo, in gran parte con i travertini ed i marmi provenienti dalle Terme di Caracalla.

San Crisogno

Il titulus Crysogoni, uno dei più antichi di Trastevere, si formò nel IV secolo su una domus appartenente a un ricco patrizio romano che venne riadattata a luogo di culto per i primi cristiani. San Crisogono morì martire sotto l’imperatore Diocleziano nel 304. Questa chiesa, come tutti i tituli conserva al suo interno una straordinaria diversità per elementi storici, archeologici e storico artistici. La presenza delle fondazioni gettate per la costruzione della chiesa superiore, che occupano ancora oggi parte della superficie della grande aula, impedì lo sgombero completo dell’edificio che si trova a ben sei metri sotto il livello dell’attuale. I sotterranei ci portano direttamente nel cuore della basilica, al suo interno si conservano le pitture originali dell’VIII secolo raffiguranti i santi Crisogono, Rufino e Anastasia e storie tratte dal Vecchio Testamento: attraverso un’attenta lettura, riusciremo a identificare i diversi strati di pitture che si sovrappongono, ripercorrendo così le varie fasi edilizie della chiesa.

Tra il rione Monti e il rione Celio

La basilica di San Clemente

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Durante l’età imperiale a Roma si assiste ad un’incredibile diffusione dei riti orientali in alternativa alla religione ufficiale, specie tra le fasce sociali più alte della popolazione, come il culto mitriaco e il culto di Iside e Osiride. Tra l’Esquilino e il Celio, sorge la Basilica di San Clemente una delle più famose chiese medioevali di Roma che, nel suo aspetto architettonico, incarna la continuità storica millenaria della città. Il percorso di visita inizia al 2° livello archeologico, un vero salto nel tempo che ci conduce attraverso le sue varie fasi: una domus romana, alcuni edifici pubblici del I sec., un mitreo, una basilica paleocristiana del IV sec. (1° livello archeologico) e ultima la basilica di San Clemente risalente al XII sec. visibile a cielo aperto. Un sito di notevole interesse che ci permette di esplorare 2000 anni di storia e scendere nel mondo della Roma del I secolo e del santuario del dio Mitra con la Scuola, in cui gli adepti apprendevano i principi della religione del “dio nato dalla pietra”. La visita si concluderà a piazza Iside, sulle pendici del Colle Oppio, che conserva i resti del primo tempio dedicato alla Dea costruito a Roma.

Il complesso dei Santi Quattro Coronati

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Nel cuore del colle del Celio si scorge un complesso architettonico unico nel panorama artistico di Roma, inconfondibile nella sua forma un lungo torrione medievale svetta tra gli alberi. Si tratta di un sito di straordinaria importanza storica, grande esempio di architettura militare e religiosa, ad oggi costituito da una grande basilica e da altre aree a carattere sacro. La basilica sorge nel VI secolo, sopra gli ambienti dell’aula di una domus privata tardo antica. L’impianto originario venne modificato nel IX secolo sotto Leone IV con la costruzione di un monumentale quadriportico dominato da una torre campanaria. Ad oggi ancora un gioiello medievale nella storia romana, viene ampiamente rimaneggiata nel XIII in seguito alle devastazioni della regione del Laterano causate dalle truppe normanne di Roberto il Giuscardo nel 1084, in seguito ai rifacimenti rimane di ampio pregio e importanza storica il ciclo di affreschi in stile bizantineggiante con “Storie di papa Silvestro e dell’imperatore Costantino I”, basate sulla famosa “donazione di Costantino”, una testimonianza anti imperiale del potere temporale del papa. Bellissimo il chiostro dove si aprono cappelle decorate ad affresco (visitabile quella di S. Barbara) e dove sono conservati reperti archeologici e simboli esoterici (Su prenotazione: visita all’Aula Gotica).

Due preziose basiliche che ancora oggi conservano straordinari mosaici tra i più ricchi e importanti a Roma e ci parlano di due donne appartenute alla prima comunità cristiana: Santa Prassede e Santa Pudenziana. Due sorelle, entrambe martirizzate tra il I e il II secolo d.C, figlie del senatore Pudente, primo pagano converito da San Paolo al cristianesimo. Oggi i due luoghi di culto, conservano intatte le testimonianze storico-artistiche del periodo bizantino: dalla Cappella di San Zenone al grande mosaico di Pasquale I, fino al mosaico absidale più antico di Roma, realizzato per Santa Pudenziana tra il 410 e il 417 d.C. Un mondo dorato e inedito, la scoperta di quella Roma medievale di cui ci rimangono rari esempi di bellezza.

Le chiese delle martiri Santa Pudenziana e Santa Prassede

La chiesa di Santo Stefano Rotondo e il ciclo del martirologio

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Una delle chiese più antiche d’Italia a pianta circolare, fu eretta probabilmente nel V secolo e consacrata al culto da papa Simplicio. La soluzione architettonica della chiesa, con i suoi tre cerchi concentrici e la forma a croce greca, la fa assomigliare alla basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Da non perdere l’interno assolutamente insolito e particolarissimo, ricco, lungo le pareti, di affreschi del Pomarancio, del Tempesta e di altri, impressionanti per la rappresentazione delle atrocità inflitte ai martiri cristiani. Una delle cappelle contiene un mosaico bizantino del VII secolo che raffigura due martiri che furono sepolti nella chiesa.

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