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ABBAZIE E SANTUARI NEL LAZIO

Luoghi Sacri, Santuari ed Abbazie Benedettine e Cistercensi

Il Lazio è stato non solo meta di pellegrinaggi ma anche territorio
privilegiato per la nascita o lo sviluppo di importanti ordini religiosi,che hanno
saputo incarnare appieno il messaggio cristiano costruendo delle vere e proprie comunità, realtà spirituali che hanno avuto la funzione di aggregazione e sostegno alla società. San Francesco d’Assisi nella valle reatina, che grazie alla sua predicazione è conosciuta come la Valle SantaSan Benedetto nell’area di Subiaco, la
presenza dei benedettini e dei cistercensi nelle meravigliose
abbazie di FossanovaCasamariValvisciolo

San Francesco e i santuari della Valle Santa

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San Francesco amò molto la Valle Reatina. Qui trovò una comunità semplice in grado di capire e fare proprio il suo messaggio: fu da allora chiamata Valle Santa. San Francesco scelse la Valle Santa per compiere tre gesti fondamentali della sua vita e della sua spiritualità: nel 1223 volle il primo Presepio della Cristianità realizzato a Greccio, lo stesso anno scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e, probabilmente, l’inno il Cantico delle Creature. Oggi Santuari francescani nella Piana reatina è un percorso di interesse religioso e naturalistico toccando luoghi segnati dal suo passaggio con particolare riguardo ai quattro santuari da lui fondati: il Santuario di Greccio,  incassato nella roccia dei monti nelle immediate vicinanze dell’antico borgo medievale con uno splendido affaccio sull’ampia conca reatina; il Santuario e convento di Fonte Colombo, che come ci dice l’Anonimo Reatino è il Sinai francescano: è infatti il monte scelto da Francesco per stilare la Regola definitiva del suo Ordine, che scrisse nella grotta naturale che viene chiamata Sacro Speco; il Santuario di Santa Maria della Foresta, dove S. Francesco visse e che viene ricordato per il miracolo del vino e infine il Santuario di Poggio Bustone, nel cui convento risiedono i frati Francescani nei pressi del romitorio dove si fermò il Santo d’Assisi, e dove gli apparve l’Angelo.

Il sacro speco di Subiaco: la predicazione di San Benedetto

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Subiaco è il centro più grande dell’alta Valle dell’Aniene e si trova all’interno del Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, l’area protetta più estesa del Lazio. Numerose sono le attrattive culturali, a iniziare dai monasteri benedettini di Santa Scolastica e San Benedetto, luoghi ricchi di arte e testimoni della lunga storia di questi luoghi. La prima chiesa in muratura, che racchiudeva due grotte del Taleo – nelle quali Benedetto restò per tre anni – fu edificata solo nel sec. XI per volere dell’abate Umberto. La vita monastica in forma organizzata vi iniziò nel 1200 circa. Il protocenobio di Santa Scolastica è uno dei tredici monasteri fondati da S. Benedetto nella zona, l’unico sopravvissuto alle vicissitudini dei secoli. Fondato nel 520, è il più antico monastero benedettino d’Italia e del mondo. Il nome primitivo era monastero di San Silvestro, poi, alla fine del IX secolo, dopo le invasioni dei Saraceni, monastero e chiesa furono intitolati ai Santi Benedetto e Scolastica. I secoli X-XI furono il periodo di massimo sviluppo: il monastero ricevette in dono molti beni e vi fu costruita una nuova grande chiesa romanica consacrata nel 980. Nel secolo XII iniziò la vita cenobitica anche al Sacro Speco e, per evitare confusione fra i due monasteri, il Sacro Speco fu intitolato a San Benedetto, mentre la sottostante Badia assunse dalla fine del XIV secolo il nome attuale di Santa Scolastica. Dalla metà del XIV secolo all’inizio del XVI la comunità monastica sublacense registrò una forte presenza di monaci europei, soprattutto tedeschi. Dalla Germania giunsero anche, verso il 1463, i due stampatori Corrado Sweynheim e Arnoldo Pannartz, per opera dei quali venne installata la prima tipografia italiana nel chiostro del protocenobio.

 

 

Fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia sul luogo di un’antica torre e diun tempio dedicato ad Apollo. Nel 577, durante l’invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del santo fondatore, dovette ripararsi a Roma. Poi, dal 643 i monaci trovarono ospitalità dalla comunità di San Colombano a Bobbio e in seguito nei vari monasteri ed abbazie colombaniane in Italia ed in Europa, diffondendo enormemente le comunità benedettine. Ricostruita intorno al 717 sotto l’impulso di Petronace di Montecassino, l’abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nell’883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949. Per tutto il medioevo, l’abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoi abati, le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, che trascrissero e conservarono molte opere dell’antichità. Testimonianze storiche del più alto interesse e di sicura validità sono state raccolte e tramandate a Montecassino: dai primi preziosi documenti in lingua volgare ai famosi codici miniati cassinesi, ai preziosi e rarissimi incunaboli.

Le abbazie cistercensi

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La fondazione dell’abbazia di Casamari risale ai primi anni dell’anno 1000 quando alcuni ecclesiastici di Veroli avviarono la costruzione di un monastero benedettino sulle rovine di Cereate, patria del console romano Caio Mario cui si riporta la denominazione di Casamari, Casa di Mario. Intorno alla metà del XII sec., i monaci benedettini furono sostituiti dai cistercensi i quali edificarono l’attuale monastero, gioiello di architettura cistercense. Dopo un periodo di splendore, a partire dalla metà del XIV sec. Casamari si avviò ad un lento declino fino a quando nel 1717 vi fu introdotta una colonia di monaci cistercensi riformati, detti Trappisti, i quali ridiedero impulso alla vita spirituale e culturale del monastero. In una delle antiche sale di lavoro dei monaci e nel calefactorium è ubicato il Museo dove sono conservate una serie di reperti archeologici, gran parte dei quali rinvenuti nelle immediate vicinanze dell’abbazia, e le tele che un tempo erano esposte in chiesa e in altri ambienti del monastero. Il materiale archeologico è databile dalla preistoria all’età romana: cippi marmorei, are pagane, frammenti di pavimento a mosaico, epigrafi, statue, monete, ex voto in terracotta, vasi e lucerne fittili, anfore e una zanna di elephas medirionalis, rinvenuta nel 1923 a quattro metri di profondità nel letto del torrente Amaseno.

 

L’abbazia di Fossanova, figlia dell’abbazia di Altacomba e la cui costruzione durò dal 1163 al 1208, è un perfetto esempio del primo stile gotico italiano, anzi più precisamente di una visibile forma di transizione dal romanico al gotico; l’interno è spoglio o quasi di affreschi (ne rimangono, almeno fino al 1998, alcuni brandelli sulle pareti) secondo l’austero memento mori dei monaci cistercensi. Nell’infermeria vi è la stanza ove visse, pregò e meditò san Tommaso d’Aquino negli ultimi giorni della sua vita e dove morì nel 1274; ancora oggi in chiesa se ne conserva la semplice tomba vuota (il corpo fu trasferito dai domenicani a Tolosa alla fine del XIV secolo) composta da una lastra di marmo o travertino rettangolare. Bellissimo il chiostro e il Borgo entro il quale l’Abbazia si trova, dove è possibile visitare il Polo Medievale del Museo Archeologico nell’antico granaio cistercense, botteghe artigiane e di prodotti tipici.

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L’Abbazia di  Valvisciolo, fondata nell’VIII sec.e dedicata a santo Stefano, è uno dei luoghi più importanti e misteriosi del Lazio, in quanto lega la sua storia con quella dei templari, che vi si stabilirono intorno al XIII sec. e vi rimasero fino a quando l’ordine fu sciolto. Vi è addirittura una leggenda che racconta che quando venne posto al rogo l’ultimo Gran Maestro Templare (Jacques de Molay) gli architravi dell’abbazia si spezzarono. L’Abbazia conserva una vera e propria collezione di simboli sacri riconducibili all’Ordine del Tempio, uno dei più famosi è il quadrato Magico del Sator, al crittogramma è inoltre unita la simbologia delle linee concentriche propria dei misteriosi “reticoli celtici”. All’interno dell’elegante e bellissimo chiostro, troviamo poi incise alcune Triplici Cinte, simbolo esoterico di grande spiritualità, e graffiti tra cui spiccano numerosi e marcati Nodi di Salomone nella classica forma cruciforme. Accanto ai Nodi di Salomone, appare graffita in verticale un altro simbolo particolare, quello del Centro Sacro. Successivamente ai templari vi si insediarono i monaci cistercensi, che tuttora l’abitano. Il complesso monastico rappresenta nel territorio della provincia di Latina uno dei capolavori di stile romanico-cistercense insieme all’abbazia di Fossanova.

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